Omeopatia e pediatria

omeopatia pediatriaIn campo pediatrico l’Omeopatia, soprattutto quella “da banco”, è ampiamente utilizzata, nel tentativo di risolvere i sintomi più comuni senza intossicare l’organismo; sarebbe invece molto utile diffondere la cultura della terapia unicista anche nel bambino.

Quanti piccoli pazienti, per esempio, sono diventati asmatici dopo la soppressione (farmacologica od omeopatica) di eczemi? Se le terapie sintomatiche, che non si preoccupano della dimensione psicosomatica, sono dannose in un adulto, riflettiamo sull’impatto della soppressione sistematica dei sintomi in un organismo in fase di crescita e di sviluppo.

Nel bambino la forza naturale di guarigione è ancora molto reattiva, è un peccato indebolirla con i farmaci quando non sia strettamente necessario. Il carattere e l’identità immunitaria di un bambino si rafforzano anche grazie a febbri, esantemi, infezioni banali. L’Omeopatia rispetta e valorizza le risposte naturali; antibiotici, antipiretici, cortisonici invece, soprattutto se utilizzati a sproposito come spesso capita, le frustrano e impediscono al bambino di crescere armoniosamente.

In una tonsillite febbrile, per esempio, l’antipiretico riduce la risposta immunitaria sostenuta dal rialzo termico e l’antibiotico, distruggendo anche i germi buoni, favorisce nuove infezioni. Entrambe non valorizzano le difese, contribuiscono ad un loro abbassamento con probabili ricadute patologiche successive.

Bisogna pensare inoltre che la tonsillite può essere un tentativo di risoluzione spontanea da parte dell’organismo di un precedente conflitto legato a situazioni di rabbia, paura o disprezzo. Rispettivamente la sfera emotiva del fegato, dei reni o del colon possono essere coinvolte in uno sforzo di guarigione che passa attraverso la tonsillite, il pus e la febbre.

Se non consideriamo questa causa emotiva, rischiamo di intervenire solo sul sintomo periferico bloccando lo sfogo superficiale del conflitto profondo. Sopprimendo i sintomi con i farmaci chimici od omeopatici aggraveremmo la situazione psicoemotiva, creando alla lunga i presupposti per una nuova malattia più grave.

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