“A seconda della natura e della causa della malattia utilizzeremo ora il rimedio contrario, ora il rimedio simile” (Ippocrate)
Riassumiamo ora i principi cardine della medicina omeopatica già esposti, mettendoli a confronto con la visione allopatica ufficiale e sottolineandone analogie e differenze.
I simili e i contrari: La prima differenza macroscopicamente evidente riguarda la legge dei simili e la legge dei contrari, punti basilari da cui traggono fondamento le due ottiche curative.
Chimica o biofisica: farmaci differenti, effetti differenti.
La sperimentazione: non corrisponde alla realtà l’assunto per cui la medicina ufficiale sia l’unica medicina “scientifica”: entrambe le discipline si basano su metodi scientifici e sperimentali, anche se, come abbiamo visto, tra loro differenti.
Il concetto di salute e malattia: nonostante l’OMS si sia più volte espressa sul concetto di salute, oggi solo le cosiddette “Medicine Non Convenzionali” sono attente al benessere equilibrato della persona nel suo insieme, mentre la "Medicina Ufficiale" spesso si limita a considerare la salute come assenza di sintomi e la guarigione come la loro scomparsa.
Per l’omeopatia, la malattia è l’espressione locale di uno squilibrio più generale, mentre per l’allopatia anche le malattie cosiddette “sistemiche” non sono altro che un insieme di manifestazioni locali, spesso coincidenti con i sintomi.
I farmaci e la cura: alle due opposte concezioni dell’uomo e della medicina sinora descritte corrispondono due tecniche di cura altrettanto differenti: l’omeopatia interviene con farmaci omeosintonici alla malattia, cioè capaci di prenderla per mano e di accompagnarla verso la risoluzione, mentre l’allopatia interviene con farmaci contrari che la combattono frontalmente. Semplificando, possiamo anche dire che l’omeopatia agisce “a monte” dello squilibrio, mentre l’allopatia spesso agisce “a valle”.
Le cause di malattia e la visione olistica-psicosomatica: la concezione unitaria e integrata spirito-psicosomatica dell’uomo proposta dall’Omeopatia considera gli organi interconnessi tra di loro in un tutt’uno integrato, mentre quella allopatica scinde le competenze, suddividendo sempre di più apparati e organi in sottocategorie frammentate. In tutto questo è quindi diversa anche la concezione del paziente, soggetto od oggetto.
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